lunedì 2 maggio 2011

La politica e le infrastrutture

Devo ribadire che io non sono un esperto di infrastrutture, non sono un esperto di politica, sono un cittadino qualunque con le sue idee. Siccome sono conscio dei miei limiti cerco esprimere le mie idee e scriverle qui, dove chi volesse può commentare e criticare o rettificare eventuali inesattezze. Generalmente ciò che scrivo qui è frutto di lunghe riflessioni, quindi si tratta per lo più di cose di cui sono convinto, ciò significa che anche rileggendo a distanza di mesi ciò che ho scritto nel passato, mi ritrovo ancora d'accordo con ciò che ho scritto. Dico questo perché sono una persona non proprio sicura di se, mi metto in discussione (ed anche per questo ripeto scrivo qui dove chi dovesse passare e leggere può commentare) alle volte mi trovo a riflettere sulla mia "solitudine" in certe posizioni e mi chiedo se valga la pena fare battaglie ideologiche contro posizioni ideologiche condivise dalla maggior parte dei miei concittadini. Probabilmente sono metereopatico e quando fuori spunta un raggio di sole acquisto ottimismo e maggior sicurezza in me stesso e allora scrivo un nuovo post qui.
Alcuni giorni fa tramite Facebook un mio collega mi ha segnalato questo articolo di un giornale locale di Trieste in cui pareva che l'attuale amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti stroncasse il progetto per la tratta ferroviaria ad alta velocità tra Venezia e Trieste, proggetto molto caro all'attuale giunta regionale del FVG. L'intervista, come riportata in quell'articolo del Piccolo, mi ha un po' colpito, uno dei primi pensieri che mi è passato per la testa è stato: "quest'uomo (Moretti) pare un amministratore serio e non influenzato dalla politica, infatti pare criticare il progetto Alta Velocità Venezia-Trieste a dispetto del fatto che è uno dei progetti su cui i politici regionali del Friuli Venezia Giulia puntano molto, e lo fa con argomentazioni che sono gia state portate ad esempio da Legambiente, come il fatto che gia la linea esistente è sottoutilizzata, come lo è ampiamente la linea "Pontebbana" anche perché i progetti sul porto di Trieste rimangono li fermi. A ciò Moretti pare aggiungere un argomento molto pragmatico e concreto, il bacino di utenza è basso, in altre parole il gioco non vale la candela. Si, perché se vogliamo essere sostenitori del libero mercato, del capitalismo, del consumismo, allora dobbiamo anche accettare che simili infrastrutture vengano fatte da privati a loro rischio, perché loro devono valutare se una simile impresa può essere reddittizia. Prima di fare grandi opere ci vuole un piano organico, con uno studio basato su dati reali.
Prima di commentare a caldo l'articolo del Piccolo ho preferito attendere qualche giorno e cercare riscontri, quindi oggi ho fatto una piccola ricerca ed ho trovato una serie di interessanti, seppur brevi, articolo. Il primo e più interessante è questo, che pare un po' smentire il Piccolo. Poi però, leggendo anche altre fonti (Corriere, La Vita Cattolica, Ansa, Adriatic Sea Network) mi sembra che la sostanza si quella riportata dal Piccolo.
Mi piacerebbe anche poter dare un'interpretazione precisa alla conclusione dell'articolo del corriere e riportato nella rassegna stampa del Governo, quella che dice:
Un accenno infine anche ai finanziamenti più in generale: «Il capitale privato - ha detto il manager - se vuole venire è il benvenuto, ma che sia capitale di rischio. Se invece sono prestiti, ce ne sono già abbastanza sul mercato e non ce n`è bisogno».
Magari qualcuno con nozioni di economia migliori delle mie che dovesse passare di qua potrà aiutarmi a chiare il significato di questa frase. A me pare si leghi a quanto ho affermato prima, ovvero che se queste opere debbano realizzarsi con il rischio a carico del privato e non della comunità (ma questa forse è solo una interpretazione che fa comodo a me).

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