martedì 24 febbraio 2009

Il Nucleare

Pur essendo anche io un consumatore di energia elettrica, come la quasi totalità della popolazione italiana, sia direttamente che indirettamente, perché non scordiamoci che anche tutti i prodotti che compriamo sono il frutto di un processo che impiega anche energia elettrica, questa notizia non mi piace. Detto con meno giri di parole, io sono contro la costruzione di nuove centrali atomiche in Italia o la riattivazione di quelle vecchie.

Purtroppo non ho argomenti convincenti perché non ho proposte alternative veramente valide e inconstestabili, a me piaciono le fonti rinnovabili, come il fotovoltaico e l'eolico, ma allo stato attuale non credo che queste fonti siano sufficenti a risolvere il problema. Ad esempio non so quanta energia occorra per produrre un pannello fotovoltaico, occorre tener conto di tutti gli aspetti.

E' però una certezza che la produzione di energia elettrica con il nucleare è molto pericolosa e molto costosa. Secondo me non si può trascurare incidenti come quelli occorsi l'anno scorso, che io sappia ce ne sono stati almeno tre in Francia e uno in Slovenia (1, 2, 3, 4 [questo sembra un blog interessante]). Non sarei molto contento di sentirmi dire che non posso più fare il bagno nel tagliamento perché c'è scappato dentro un po' di uranio, senza contare che da quel che ho capito, una certa quantità viene comunque rilasciata, incidenti o no. Poi, le scorie dove le mettiamo? Nel mausoleo di Arcore? Leggendo qui, c'era anche una ipotesi, per ora naufragata, di portare in America, una cosa economicissima direi.

Il nostro PdC si preoccupa del nostro futuro, nel 2020 potremmo avere quattro nuove centrali, tanto per quell'anno ci sono buone probabilità (statisticamente parlando) che lui sia passato a miglior vita, quindi di sicuro non lo spaventa la remota possibilità di una disastrosa contaminazione nucleare. A me, anche se si tratta di una possibilità bassissima (che va moltiplicata per quattro, cioè per il numero di impianti) sembra sempre un rischio troppo alto.

P.S.

Secondo quanto dicono qui sarebbe sufficiente l'1,5% della superfice del continente europeo coperta a pannelli fotovoltaici per soddisfare il fabbisogno mondiale di energia elettrica. Essendo una notizia data da una azienda che produce e vende pannelli fotovoltaici (fra l'altro con mia sorpresa del Friuli) è da verificare, ma se fosse vera, la troverei sorprendente e mi farebbe chiedere ancora una volta: perché non si investe di più su questa tecnologia?

mercoledì 18 febbraio 2009

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IMG_5250_640x480Ho contato e ricontato, alla fine mi sono convinto che quella era la risposta. La domanda in questo caso era: quanti anni aveva?

Ne ho parlato esattamente un mese fa, ora, complice la fin troppo grande disponibilità di mio fratello, sono a raccontare della fine di uno dei maestosi abeti rossi che si trovava a ridosso della mia casa. Quello che rimane ora di un abete rosso di oltre quarant'anni e circa venti metri di altezza, oltre al ceppo visibile nella foto qui a sinistra (notare la gallina che razzola) sono un cumulo di fette di tronco e una montagna di ramaglie.

Evidentemente io e mia moglie abbiamo qualche problema, ma il vuoto lasciato da questa amputazione non ci ha lasciati indifferenti o sollevati (al contrario del vicino riottoso), anzi ci ha colpito molto. Ad accrescere la mia "angoscia" è stato anche il rischio corso durante le operazioni che un pezzo di punta di circa otto metri cascasse sul tetto della mia casa.

Ora dei quatto abeti piantati originariamente quarant'anni fa da un emigrante che rientrava IMG_5260_480x640in Italia dopo una vita di lavoro in Francia ne rimangono due, uno con la punta rotta da una tromba d'aria circa cinque anni fa ed uno in tutto la sua altezza, di circa venti metri.

In realtà le operazioni di taglio dell'abete mi hanno fatto un po' riflettere. Purtroppo l'altezza e la vicinanza dell'abete alla casa hanno reso le operazioni molto difficili, a causa anche dell'aver sottovalutato l'altezza della pianta, o sopravalutato quella della "piattaforma area carrata". Infatti con la piattaforma si arrivava ben al di sotto della punta dell'albero. Gli alberi rimasti sono distanti almeno sette/otto metri da un punto raggiungibile con un automezzo, quindi, per arrivare senza correre grandi rischi vicino alla punta degli alberi per tagliarli in sicurezza occorrerà una piattaforma che arrivi almeno a una ventina di metri di altezza con circa 8 metri di sbalzo. Ora come ora l'albero non mi spaventa, essendo sano, però lui continuerà a crescere e più cresce e più sarà difficile (leggi: costoso) tagliarlo. Nella stessa situzione sono i cedri che si trovano davanti alla casa.

Dal punto di vista del mio vicino la situazione è migliorata ma non può ritenersi sicuro, l'abete nella foto è alto anch'esso come ho gia detto circa 20 metri e si trova a circa 10 metri dal confine e quindi circa 14 dalla casa del vicino. Se dovesse venir sradicato potrebbe benissimo precipitare sulla sua casa con un botto clamoroso ....

A parte gli scenari catastrofici, ai quali non voglio pensare, esiste un problema pratico e reale su cui io e mia moglie dovremo pensare bene.

P.S.

Stanotte c'è stata da noi una piccola bufera di vento, gli alberi naturalmente sono rimasti li, però il gazebo posizionato sotto i due abeti sopravissuti ha subito un cedimento alla copertura da me sistemata in modo artigianale. Chissà se con l'ulteriore riparo dell'abete tagliato sarebbe successo lo stesso?

lunedì 9 febbraio 2009

Ho letto

Ebbene, bisogna sapere che non sono quello che si definisce un divoratore di libri, però finalmente, dopo aver fatto l'esame OCP, ho deciso di cambiare il genere di letture che da un paio d'anni avevano monopolizzato la mia attenzione. Per due anni ho praticamente letto solo cose tecniche, prevalentemente sul database Oracle. A gennaio però ho divorato due libri che mi hanno veramente lasciato un segno.

Khaled Hosseini

Si tratta di due romanzi di Khaled Hosseini, "Il cacciatore di aquiloni" (gentilmente prestatomi da mia mamma) e "Mille splendidi soli" (regalato fatto da cari amici a mia moglie per il suo compleanno). Bellissimo il primo, ma penso (e anche mia moglie) che il secondo sia ancora meglio.
Si tratta di due romanzi, entrambi ambientati nell'Afghanistan degli ultimi trent'anni. Mentre nel primo però la storia dell'Afghanistan fa "solo da sfondo", nel secondo fa parte proprio della storia narrata. Il romanzo è pieni di colpi di scena e momenti in cui (almeno così è stato per me) si trattiene il fiato. Mi è piaciuto molto e soprattuto credo che abbia intaccato la mia rigida scorza e mi ha dato un'occasione per capire meglio (ancora una volta) quanta sofferenza e ingiustizie ci possono essere (e ci sono) nel mondo. E' vero che si tratta di un romanzo, ma credo che la storia narrata potrebbe essere vera e soprattutto che sicuramente ci sono state molte storie similmente drammatiche. Le lapidazioni pubbliche per adulterio sappiamo che non sono una fantasia ma una triste tristissima realtà