sabato 10 gennaio 2009

Crisi, media, dubbi, paradossi

Ieri mattina, recandomi al lavoro ascoltavo radio24. Alle 8 e 30 circa su questa radio c'è una rubrica chiamata "dietro la notizia", il tema trattato da questa rubrica ieri era l'influenza dei media sulla crisi economica in corso. Prima di dire altro voglio ribadire a chiunque incappasse in questo blog/sito e avesse qualche dubbio che io non mi occupo di informazione, non sono un giornalista e non faccio giornalismo. Mi occupo di informatica, sono diventato quasi un fanatico del "web 2.0". Ho cominciato a scrivere un blog quasi esclusivamente tecnico e per molto tempo sono riuscito a mantenere l'impegno di non scrivere su argomenti non "di mia competenza", ossia non di informatica e tecnologia. Abbastanza recentemente ho come si dice rotto gli indugi ed ho un po' sconfinato aprendomi e esprimendo alcune mie opinioni su argomenti quali ad esempio l'ambiente. In ogni caso non ho pretese di fare informazione ma solo un forte desiderio di esprimere alcune mie opinioni e idee.

Lo spunto per l'argomento trattato nella rubrica di radio 24 ieri mattina è partito dalla notizia secondo cui da un sondaggio risulterebbe che il 77% degli americani attribuisce parte della responsabilità della crisi ai "media". Oggi per fortuna ho trovato sul sito di radio 24 l'articolo su cui si è basata la discussione fra il conduttore delle rubrica e un suo collega.


La prima cosa che ho pensato quando ho sentito la presentazione è stata: ma se il 77% delle persone che la crisi sia causata dai media significa che tali persone credono che la crisi non sia reale, quindi non dovrebbero aver paura ad affrontare spese ordinarie o straordinarie, non rimandano spese grosse in attesa di tempi migliori, fanno la vita di prima e quindi anche gli indicatori che paiono dirci ci sia crisi dovrebbero dirci che non c'è crisi, le auto si dovrebbero vendere come prima e così molte altre cose. Il 77% è una grossa fetta di popolazione, anche includendoci quelli con basso potere d'acquisto comunque mi pare un paradosso.

L'articolo sul sole 24 ore di Carlo Bastasin mi sembra abbastanza equilibrato e piuttosto che chiarire il mio dubbio (ho sentito la trasmissione di ieri fino in fondo nella speranza che a qualcun'altro venisse lo stesso dubbio) si occupa di discolpare i media. Io non credo che i media siano corresponsabili di questa crisi. E' vero che leggendo certe cose come un'articolo segnalato due giorni fa da marco e da diego mi indigno e mi scandalizzo; è anche vero che, forse mi starò rammollendo (o peggio), non ho trovato una sciocchezza l'invito del nostro primo ministro di un paio di mesi fa, rivolto appunto ai giornalisti, a non eccedere nel catastrofismo. Una cosa interessante dell'articolo di Bastasin è il fatto che sottolinei come le persone o meglio la massa facciano fatica a cogliere le conseguenze storiche degli eventi. Più che altro di questa crisi non si sa nulla, vi sono un sacco di notizie sparse e superficiali. Ora non ricordo bene quando si è cominciato a sentir parlare di crisi dei mutui subprime, però, guardando lo storico dell'euribor, si nota che da marzo, dopo un periodo di stabilità, ha cominciato a salire. Parlo di euribor perché con mia moglie sono un pagatore di mutuo a tasso variabile, sottoscritto alla fine del 2003. Da allora seguo abbastanza costantemente questo indice che influisce sull'ammontare della rata che ogni mese devo pagare, per poter un giorno diventare a pieno diritto proprietario, con mia moglie, della casa in cui vivo. Fino a un po' di tempo fa vedevo l'euribor solo come un tasso, stabilito d'accordo dalle maggiori banche europee, su cui si basano i mutui. In realtà poi un amico mi ha spiegato che è anche il tasso a cui le banche si fanno i prestiti tra loro, quindi è un'indicatore anche della fiducia che le banche hanno le une verso le altre. Quindi, la crescita del tasso secondo me non era dovuta a un'impetuoso sviluppo, almeno non solo. Secondo me le banche cominciavano a capire che stava per arrivare il "Nulla" causato dalla bolla speculativa che stava per scoppiare. Chiaramente è una mia idea, che però non ritengo inferiore come possibilità a tutte le panzane che ci rifilano i vari professionisti analisti finanziari. Carlo Bastasin ne fa un esempio lampante nel suo articolo, ma a raccogliere tutte le previsioni fatte tra luglio e settembre dello scorso anno e smentite a Ottobre credo se ne ricaverebbe un libro voluminoso.

Io non ho capito quanto sia grave questa crisi, per fortuna ancora non mi tocca negativamente, finché l'azienda che mi da lo stipendio ha lavoro sono contento, guadagno come prima e risparmio un bel po' sulla rata del mutuo. La crisi da quello che percepisco io sembra colpire poco ancora l'economia reale, ma sentendo la radio non si direbbe, pare che soprattutto il settore produttivo sia in crisi. La mia speranza è che si tratti solo di un normale assestamento; abbiamo consumato e accumulato più di quanto ci servisse ed ora ci siamo un po' fermati a consumare le scorte; D'altra parte la pasta continua a costare un euro e venti al pacco quando un anno fa o poco più non arrivava ai novanta centesimi. Sono molto prudente pur essendo io un sostenitore del movimento per la decrescita felice. La decrescita felice per me rimane ancora un'utopia, si cerco di fare del mio meglio, ma vivendo in una società che va in senso contrario e con una famiglia cerco di scendere a compromessi.

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